Sparando alla cieca da una finestra quante probabilità ci sono di colpire un passante?

È da qualche giorno che, dopo aver ascoltato il fantastico podcast intitolato Polvere. Il caso Marta Russo, delle brillantissime Chiara Lalli e Cecilia Sala, che mette in luce la lunga serie di errori e manipolazioni nelle indagini per l’omicidio della studentessa dell’Università La Sapienza di Roma avvenuto il 9 maggio 1997, un paio di idee mi assillano e sento l’esigenza di condividerle.

La prima. È un fatto accertato che da una finestra posta nel bagno disabili, al piano terra della facoltà di statistica, furono sparati dei proiettili verso l’edificio posto dall’altro lato della strada. Sotto quella finestra fu trovato un bossolo. Inoltre, se non sbaglio, almeno una perizia ha stabilito che potrebbe essere uno dei punti, forse il più probabile, da cui è stato esploso il proiettile.

Quei fori nel muro hanno attirato la mia attenzione. Se fossero una conseguenza imprevista, causata dall’aver improvvisato un poligono all’interno dei locali in uso all’impresa di pulizie, è assai probabile che avrebbero causato altri  segni (es. vetri rotti o tapparelle forate) e i responsabili avrebbero preso delle precauzioni per evitare che la cosa si ripetesse. Invece il bossolo trovato per strada e la pluralità di tracce sul muro portano a pensare ad altro: qualcuno potrebbe aver sparato volontariamente all’esterno senza curarsi delle conseguenze.

Ora, l’idea che mi frulla in testa è questa: il luogo da cui sono stati esplosi quei colpi c’entra qualcosa con la motivazione che ha portato a spararli? Un folle potrebbe aver sparato alla cieca chiedendosi quante probabilità vi fossero di colpire un passante? In altri termini, quei colpi potrebbero celare “l’esperimento” di uno statistico folle?

La seconda. La testimone Giuliana Olzai, uscendo dal centro di calcolo posto al piano terra dell’istituto di statistica, sottostante filosofia del diritto, vede due ragazzi discutere animatamente e chiede loro cosa fosse successo senza però ottenere alcuna risposta. Solo settimane dopo riferirà l’accaduto agli inquirenti. Quel giorno lavorava all’università come addetto ai bagni, anche a quello per i disabili, uno studente di Statistica, Paolo Broccatelli, arrestato nel 2003 per terrorismo in quanto membro delle Nuove Brigate Rosse e condannato a nove anni per associazione sovversiva. A mio avviso, Salvatore Ferraro e Paolo Broccatelli, nel 1997, si somigliavano e ad uno sguardo superficiale potrebbero essere scambiati per la stessa persona.

Paolo Broccatelli
Salvatore Ferraro

Potrebbe essere Broccatelli uno dei due ragazzi che la Olzai ha visto discutere?! La difesa di Giovanni Scattone provò invano a indirizzare le indagini verso di lui. Di certo, i trascorsi di Broccatelli, venuti alla luce solo anni dopo, ne fanno una persona fuori dall’ordinario…