Conciliazione un paio di palle!

Procedura concepita a tutto vantaggio degli operatori che la sfruttano non per una trattazione seria ma per tentare di gabbare l’utente umiliandolo con rimborsi ridicoli! Sanno bene, questi luridi schifosi, che se l’utente accetta non potrà più citarli in giudizio e, al contrario, se non si accontenta della loro elemosina dovrà fare i conti con i tempi, i modi e i costi della giustizia ordinaria.

Caso concreto: a fronte di un danno quantificato tra € 2300 e € 3500 la società Enel Energia ha ritenuto di offrire ben 50 euro per chiudere bonariamente la questione! Questo è il modo di intendere la conciliazione di Enel Energia! Che, poi, non si comprende la logica dietro questo contentino: se Enel Energia, attraverso il suo rappresentante-caprone, riteneva di non aver errato e, di conseguenza, di non dover riconoscere nulla al cliente, per quale ragione avrebbe fatto tale offerta, per quanto miserevole?! Avrebbe dovuto semplicemente rifiutare qualsiasi richiesta.

Uccidere un essere vivente

”Mi ero immerso in una secca poco lontana dal capo che protendendosi verso il mare aperto chiude a sud la baia di Siracusa. Quella mattina mi accadde di arpionare una cernia. Una cernia robusta, combattiva. Si scatenò sul fondo una vera e propria lotta titanica fra la cernia che pretendeva di salvare la sua vita e me che pretendevo di togliergliela. La cernia era incastrata in una cavità fra due pareti; cercando di rendermi conto della sua posizione passai la mano destra lungo il suo ventre. Il suo cuore pulsava terrorizzato, impazzito dalla paura. E con quel pulsare di sangue ho capito che stavo uccidendo un essere vivente. Da allora il mio fucile subacqueo giace come un relitto, un reperto archeologico impolverato nella cantina di casa mia. Era il 1967”. Enzo Maiorca

Scolpiti dalla vita

I colpi che la vita e la sfortuna portano su di noi hanno lo stesso effetto di quelli dello scultore alla pietra: eliminano il superfluo facendo emergere un disegno che si fa via via più dettagliato. Le nostre vicende scolpiscono la nostra identità e incidono la nostra persona facendoci perdere abitudini, pensieri, modi di fare, legami, mettendoci alla prova per trasformarci in altro. Sta solo a noi scegliere cosa rimarrà di quei colpi, se cicatrici o i lineamenti della nostra personalità.

«Ho intravisto l’angelo nel blocco di marmo e ho scolpito fino a liberarlo» Michelangelo

Banche e banchieri.

I banchieri sono dei criminali ma i bancari lo sono molto di più perché non sanno cosa sia una banca e credono che il loro lavoro,  le pile di documenti che compilano con estremo scrupolo, siano alla base di quella istituzione che considerano rispettabile ed autorevole. La banca è il loro dio e loro i suoi sacerdoti. La fede non si indaga e non si discute. Il dio è. Questo è il loro crimine.

La vita è difficile

“Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio.
Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.

Alda Merini

Tecniche di resistenza interiore. Come sopravvivere alla crisi della nostra società. (Pietro Trabucchi)

 

Prima ancora che economica, la crisi da cui tutti ci sentiamo attraversati si sta rivelando, essenzialmente, interiore. Nella nostra società, caratterizzata dal venir meno dei tradizionali vincoli di fiducia e di responsabilità, assistiamo infatti a un progressivo indebolimento delle forze mentali e motivazionali degli individui. Se, come sembra, il dominio incontrastato della tecnologia ha tracciato l’unico orizzonte possibile di futuro, non vale più nemmeno la pena chiedersi se Internet ci renda stupidi o intelligenti. La risposta c’è già: essere sempre connessi con un altrove, “condividere” ogni esperienza per la paura di non percepirla come davvero reale, ci sta trasformando in persone disattente, distratte, dissociate. Se non utilizzate in maniera consapevole, le tecnologie digitali – computer, social network, smartphone – riducono la capacità di rimanere concentrati anche per pochi istanti su di un obiettivo, minano le nostre fondamenta corporee e percettive. Sono tanti i fattori educativi e culturali legati allo stile di vita che determinano un simile scenario: crediamo che ogni minima difficoltà possa essere affrontata e superata per mezzo di pillole o aiuti esterni; ci sentiamo demotivati quando la nostra volontà individuale è ostacolata perché in antitesi con la propensione al consumo; miti come “il talento” o le “capacità innate” – supportati dal ricorso a una genetica non di rado fraintesa erodono la fiducia nelle capacità personali del soggetto…

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Primi effetti dopo la cancellazione da FB

Sono trascorsi pochi giorni da quando ho cancellato il mio account da FB. Non ne sento più di tanto la mancanza. La mente è più serena, meno distratta. Certo ho meno contatti e alcune persone mi mancano un po’. Tuttavia penso che se voglio realmente relazionarmi con loro posso facilmente trovare un modo per sentirle o vederle.

Un altro piacevole effetto è l’aver ripreso ad utilizzare il mio feed reader (Feedly). In questo modo sono io a decidere quando dare un’occhiata alle notizie invece di trovarle miscelate agli status su FB. Il passare da una condizione mentale di relax ad una di concentrazione, almeno quella necessaria a leggere un testo di media difficoltà, specie se in altra lingua, richiede uno sforzo e questo alla lunga crea uno stato di confusione. Almeno ciò vale per me. Preferisco gestire il mio tempo in blocchi e quindi avere un blocco di un’ora o più dedicato solo alla lettura. Idem se voglio rilassarmi da solo o con gli amici.

Scrivere su questo blog invece che in FB, senza preoccuparsi dei likes e delle condivisioni, è anche una conseguenza dell’aver abbandonato FB. Il blog è un luogo virtuale al pari di FB tuttavia non crea dipendenza, anzi, offre la possibilità di riflettere senza fretta e assilli. I post non sono diretti a nessuno in particolare, non hanno un pubblico di riferimento piuttosto sono dei messaggi in bottiglia che si spera qualcuno possa leggere ed apprezzare anche in là nel tempo. Ecco, forse la concezione del tempo è la vera differenza che emerge tra essere utenti di un blog e di un social network: questi ultimi “vivono” quasi esclusivamente nel presente e ciò li porta a ricercare continuamente l’attenzione altrui. È il consumismo della società dell’informazione.